12 maggio - 4 giugno 2023

Herbarium i fiori sono rimasti rosa

di Alessandra Calò

in collaborazione con Art Verona

Ci sono tre strati di forme ben percepibili nelle fotografie di Alessandra Calò e tale aspetto ci indirizza verso una loro lettura non informativa, ma simbolica. Vi possiamo riconoscere delle mani, dei vegetali e delle scritte a comporre un racconto che intreccia la riproduzione di erbe spontanee appositamente raccolte con le note manoscritte lasciate nel secondo Ottocento nel proprio erbario dal dilettante Antonio Cremona Casali, affascinato dalla collezione settecentesca del naturalista Filippo Re, ora ai Musei Civici di Reggio Emilia.  Alessandra Calò ha lavorato a questa ricerca insieme ad alcune persone con fragilità in un laboratorio allestito presso Palazzo dei Musei e ha utilizzato una tecnica di stampa fotografica storica, la callitipia, nella quale la manualità operativa è frazionabile fra i vari partecipanti.  Il lavoro si colloca nell’ambito concettuale tipico di questa fotografa e, nel medesimo tempo, ripropone un’operatività formativa che ritorna alle pratiche artigianali dei primordi fotografici, dando nuovamente valore all’abilità personale. A tutto questo si affianca la capacità creativa generata dalle pulsioni interiori indotte dalle testimonianze di competenze lontane, quali la razionalità della cultura illuminista di Filippo Re e i sentimenti romantici delle note di Cremona Casoli, intese sia come manifestazioni storicamente differenziate dell’inventiva umana, sia come fonti della odierna creazione artistica. Non vi è dunque separazione fra immaginare e fare, ma continuità vitale, che trascorre dalla mente alle mani e, attraverso di esse, ritorna al pensiero per rinnovarne la creatività. Entro questo movimento circolare Alessandra Calò ha saputo inserire una sapienza compositiva generatrice di immagini leggere e fluttuanti, in cui le entità percepibili restano distinte e non relazionabili a un prima e a un dopo, come nel flusso di coscienza letterario si alternano con linearità memoria e sedimento inconscio.

 

Massimo Mussini

12 maggio - 4 giugno 2023

Flora

di Karmen Corak

in collaborazione con Art Verona

La vie en vert

… è un'intima riflessione sulla natura evocata dal poeta J.C. Friedrich Hölderlin: "Dobbiamo abitare poeticamente la terra". Le immagini richiamano le sensazioni dei miei ricordi d'infanzia, le scoperte attraverso il gioco e l'esplorazione del giardino; riprendono il paesaggio che mi attraversa.
Cercando di tradurre in forma visibile il respiro della Natura e spostando l’attenzione dalle forme ordinarie, si evoca metaforicamente un'altra forma di presenza.

20 maggio - 4 giugno

Merveilleux jardin

di Stèphanie Lugassy

"Amoureuse de la nature, du soleil, de l’instant présent et de la création sous toutes ses formes, le procédé du cyanotype a fait écho en moi. L’ensemble du process est une grande source de joie et d’apaisement. Il m’offre des perspectives de créations infinies dans lesquelles j’ai plaisir à plonger.".

7 - 30 settembre 2023

Escape Pods

di Petros Efstathiadis

in collaborazione con OFFBratislava

Un decennio dopo la recessione greca e il devastante crollo economico, la situazione in Grecia sembra migliorare e nella società si diffonde un generale ottimismo. Il Paese sembra abbastanza in salute per entrare in una nuova era e si discuteva ampiamente di piani ambiziosi. Efstathiadis, tuttavia, è inquieto e inizia a prepararsi per il prossimo grande disastro.

Pochi mesi prima che la pandemia COVID-19 colpisse il mondo, l'artista ha iniziato a costruire e a girare una serie di sculture intitolate Escape Pods: macchine immaginarie che prevedono in che modo aiutare gli esseri umani a fuggire dalla Terra nel caso di un enorme disastro naturale (o di una minaccia come una pandemia globale).

Queste nuove serie fotografiche - per quanto profetiche - reimmaginano la vita in un ambiente che sembra una città deserta dopo che una tragica catastrofica l'ha colpita. Ambientate sul fondo di un fiume asciutto del Peloponneso, le serie accennano ai pericoli ambientali che stiamo affrontando e allarmano gli spettatori sulla minaccia di un ennesimo stato di emergenza.

L’ambiente rurale dove sono ambientati gli scatti ricorda lo scenario di un pianeta lontano, arido, quasi appartenente a un film fantascientifico di Hollywood. Ogni Pod si compone di oggetti e materiali trovati sulle rive del fiume, in parte assemblati in studio e infine montati e ambientati su luoghi inospitali, che ci intimano di fuggire.

In questo fantasy-thriller futuristico, quando gli allarmi di evacuazione del nostro pianeta cominceranno a suonare, questi piccoli vascelli giocattolo salvavita saranno lì con i loro motori spianati, pronti a imbarcarci.

A decade after the greek recession and the devastating economic meltdown things in Greece were looking up and a general optimism was widespread in society. The country appeared healthy enough to enter a new era and ambitious plans were being widely discussed. Efstathiadis however, seems unease and starts preparing for the next large disaster.

Just a few months before the COVID-19 pandemic hit the world the artist started building and shooting a set of sculptures entitled Escape Pods, envisioning machines that will help humans escape earth in the case of a huge natural disaster or a threat like a global pandemic.

These new photographic series -prophetic as they are- they re-envision life in a setting that looks like a deserted town after a cataclysmic tragedy has struck it. Set on the bottom of a dry Peloponnesian river the series nod at the environmental dangers we are facing and alarm the viewers about the threat of yet another state of emergency.

In this rural environment reminiscent of an outwardly rocky backdrop of a far away planet as portrayed in a sci-fi Hollywood film Efstathiadis’ pods made of objects and materials found at the river banks, partly assembled in the studio and finally built and set on site are warning us about the inevitability of the urgency to escape.

In this futuristic fantasy-thriller, when the evacuation bells of our planet will start ringing these tiny toy-like life-saving vessels will be there with their engines on fire, ready to board.

7 – 30 settembre 2023

Collezione dal Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri

Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, istituzione pubblica del Comune di Verona, possiede una collezione di fotografie costituitasi nel corso degli anni a partire dal 1997 fino al 2015, anno della temporanea chiusura dello spazio per lavori di ristrutturazione e restauro che si concluderanno l’anno prossimo.

La donazione da parte di Douglas Kirkland del suo portfolio di fotografie di Marilyn Monroe è stato l’inizio della collezione, che negli anni è stata incrementata dalle immagini lasciate da alcuni degli autori che hanno esposto presso il Centro. Nel 2006 infine Lanfranco Colombo ha deciso di donare al Comune di Verona una parte del suo immenso archivio.

Per l’edizione 2023 del festival di Grenze-Arsenali Fotografici, la selezione delle immagini da esporre presso la sede del Meccanico è stata guidata dal tema scelto dai curatori: Staunen, lo stupore, il rimanere a bocca aperta davanti a qualche meraviglia, tipico dei bambini ma anche quello stupore che può però essere segnale di un malessere derivato da un trauma, da una visione che sconcerta, che crea angoscia e timore.

La scelta delle immagini per la piccola mostra percorre la via della suggestione, nel tentativo di riconoscere in opere diversissime tra loro un filo conduttore che le unisce, attraversando epoche, e autori.

Cercando negli occhi, affaticati da guerre incomprensibili come quelli di un’anziana profuga afghana nel ritratto di Alexandra Boulat, o negli occhi accattivanti e seduttivi di Marilyn Monroe in uno dei ritratti di Kirkland, o in quelli magnetici e misteriosi di un ragazzo in un’immagine di Lasalandra, o in quelli di Djimon che ci fissa pieno di rabbia in una fotografia di Gorman, o in negli occhi ciechi di Borges nel ritratto che gli fece Paola Agosti, quella sensazione che ci attraversa quando riusciamo a riconoscere negli altri la nostra stessa umanità.

I maschi che fissano lo sguardo sul corpo di una giovane Moira Orfei nell’iconica fotografia di Mauro De Biasi, più che stupiti sembrano arroganti nella loro mascolinità anni 50, sono posti accanto, in una sorta di contrappunto, alle donne sul set di 8 e mezzo, che invece di fissarsi sul bellissimo Marcello Mastroianni, al centro dell’immagine, guardano ironiche nell’obiettivo di Tazio Secchiaroli.

Alcune immagini ci ammaliano per il loro taglio, per la capacità di cogliere di una persona, di un luogo l’elemento che riesce a spiegarli: la mano rugosa del pittore Max Erni di Michel Comte, la stanza di Giorgio Morandi di Luigi Ghirri, la California pacchiana di Franco Fontana, o la Sicilia assolata di Ferdinando Scianna.

Lo stupore angosciato nelle cupe immagini dell’alluvione di Firenze di Giorgio Lotti, o la processione religiosa nella Spagna degli anni 60 di Fulvio Roiter, evocativa di antiche feroci repressioni in nome della fede.

La gioia di trovarsi in una giornata accaldata sotto la pioggia nella foto di Giovanni Del Brenna, e accanto, in una foto di Brogi, uomini e donne inappuntabili nei loro vestiti ottocenteschi in una delle prime vacanze marine al “Bagno Felice” di Viareggio.

E infine lo stupore negli occhi dei bambini, velato di infinite emozioni: di timore nella famosa fotografia dei migranti italiani a Ellis Island di Lewis Hine, di apprensione come nel piccolo appeso ad un carro votivo in veste di angelo nella foto di Presutti, o pieno di curiosa dolcezza verso l’animaletto che tiene tra le dita in una fotografia di Luciano Perbellini.

The Scavi Scaligeri International Centre of Photography, a public institution of the Municipality of Verona, has a photography collection built up over the years from 1997 until 2015, the year of the temporary closure of the space due to renovation and restoration work that will be completed in 2024.

Douglas Kirkland's donation of his Marilyn Monroe photography portfolio was the beginning of the collection, which over the years has been expanded by images left by some of the authors who have exhibited at the Centre. Finally, in 2006 Lanfranco Colombo decided to donate to the Municipality of Verona a part of his immense archive.

For the 2023 edition of the Grenze-Arsenali Fotografici festival, the selection of images to be exhibited at the Meccanico space was led by this year’s theme: Staunen. Staunen is the German expression for astonishment, the remaining open-mouthed in front of some wonder, typical of children, but also that amazement that can however be a sign of a discomfort stemming from a trauma, from a vision that disconcerts, that creates anxiety and fear.

This year’ selection follows the path of fascination, in an attempt to recognise in very different works a common thread that unites them, crossing epochs and authors. 

We will look into the eyes, fatigued by incomprehensible wars, of an elderly Afghan refugee in Alexandra Boulat's portrait, or into the eye-catching and seductive eyes of Marilyn Monroe in one of the portraits by Kirkland, or in the magnetic and mysterious eyes of a young boy in an image by

Lasalandra, or in those of Djimon staring at us full of rage in a photograph by Gorman, or in the blind eyes of Borges in the portrait Paola Agnelli made for him.

The males who fix their gaze on the body of a young Moira Orfei by Mauro De Biasi, more than astonished seeming arrogant in their 1950s masculinity, are placed next, in a sort of counterpoint, to the women on the set of 8 e mezzo, who instead of fixating on the handsome Marcello Mastroianni, in the centre of the picture, look ironically into Tazio Secchiaroli's lens.

Some images capture by their cut, by their ability to portray a person, a place, the element that can explain them: the wrinkled hand of painter Max Erni by Michel Comte, the room of Giorgio Morandi by Luigi Ghirri, the tawdry California of Franco Fontana, or the sunny Sicily of Ferdinando Scianna.

The anguished astonishment in the gloomy images of the Florence flood by Giorgio Lotti, or the procession Spain in the 1960s by Fulvio Roiter, evoking fierce repression in the name of faith.

The joy of being on a hot day in the rain in the photo by Giovanni Del Brenna, and next to it, in a photo by Brogi, impeccable men and women in their nineteenth-century clothes on an early seaside holiday at 'Bagno Felice' in Viareggio.

And finally, the wonder in children's eyes, veiled with infinite emotions: of awe in the famous photograph of Italian migrants on Ellis Island by Lewis Hine, of apprehension as in the small boy hanging from a float an angel in Presutti's photograph, or full of curious sweetness towards the little animal he holds between his fingers in a photograph by Luciano Perbellini..

10 – 30 ottobre 2023

Albedo

di Laure Winants

in collaborazione con Art Verona e Fisheye Gallery

Laure Winants, con il suo progetto ALBEDO, si concentra su una ricerca a lungo termine attorno agli elementi naturali. Questo progetto di ricerca propone uno studio fotografico sperimentale delle tracce che le fluttuazioni e le dinamiche del clima disegnano sulla Terra, e sulla materia. Per cogliere questi segni di cambiamento, Laure Winants si è circondata di un'équipe multidisciplinare il cui approccio è incentrato sulla climatologia e i suoi strumenti di misura: previsioni sul campo, dati e strumentazione di rilevamento. 

Nella serie, le varie testimonianze delle fluttuazioni climatiche sono presentate sotto forma di campioni, materiali di inventario e piccole sperimentazioni in vetrina. Le diverse tracce sono state raccolte in situ; particelle nell'atmosfera con inclusioni di sabbia del Sahara, il fenomeno delle alghe rosa, microplastiche e carbonio nero, nonché altri minerali rilevati sulla superficie del manto nevoso dei Pirenei. 

Laure Winants with her project ALBEDO is based on a long-term research around natural elements, this research project proposes an experimental photographic study of the traces that climatic fuctuations and dynamics draw on Earth and matter. 

To detect these markers of change, Laure Winants has surrounded herself with a multidisciplinary team whose approach is centered on climatology and their measurement tools: Field forecasting, Data and Sensing Instrumentation. 

The various traces of climate fluctuations are present in the series in the form of samples, the material inventory and the small experimental formats in the showcase. The different traces were collected in situ; particles in the atmosphere including sand from the Sahara, the phenomenon of pink algae, micro-plastics and black carbon as well as other minerals on the surface of the Pyrenean snow cover. 

10 – 30 ottobre 2023

Mère

di Elodie Cavallaro

in collaborazione con Art Verona e M43 Gallery

Mère è una camera oscura, un buio feroce di emersioni ed immersioni.

Un utero fecondo per una vista della vertigine, non dello sguardo, non della distanza.

Una camera delle emozioni collezionate, senza centro, immagini scompigliate in un grappolo, un rizoma aggrappato ora al tempo del lasciare, ora al tempo del trattenere.

Oggetti e fantasmi accedono l. dove l'immagine sceglie se rompere il cordone ombelicale con la realtà e la sua rappresentazione. Lungo una ondivaga linea del tempo si danno appuntamento rimandi e analogie.

L'apparizione di un volto o di una sineddoche, arrivano sulla soglia del visibile per retrocedere nel nero che disfa la materia stessa dell'immagine.

Segna il gorgo una traccia: liste di un ordine apollineo nella Chōra. Liste di oggetti, Every Brilliant Thing, forse. Le cose per cui vale la pena vivere, direbbe Duncan Macmillan. Segmenti senza inizio e senza fine, litanie di una salvezza che mette in serie fatti e cose alla Hanne Darboven. Uno dopo l'altro per camminare sospesi lungo un nastro di Möbius.

Mère is a camera obscura, a fierce darkness of emersion and immersion. 

A fertile womb for a view of vertigo, not of the gaze, not of distance. 

A chamber of collected, centreless emotions, images disjointed in a cluster, a rhizome clinging now to the time of leaving, now to the time of holding. 

Objects and ghosts access where the image chooses whether to break the umbilical cord with reality and its representation. Along a fluctuating timeline, references and analogies set their encounters. 

The apparition of a face or a synecdoche, arrive on the threshold of the visible to then recede into the blackness that undoes the very matter of the picture. 

A trace marks the whirlpool: lists of an Apollonian order in Chōra. Lists of objects, Every Brilliant Thing, perhaps. Things worth living for, as Duncan Macmillan would say. Segments with no beginning and no end, litanies of a salvation that strings together facts and things à la Hanne Darboven. One after the other to walk suspended along a Möbius strip. 

10 – 30 ottobre 2023

Groenlandia una spedizione

di Isacco Emiliani

in collaborazione con Art Verona e 3BMeteo

A giugno (dal 16 al 29) il team italiano di 3BMeteo con Isacco Emiliani, ha effettuato una spedizione Artica per realizzare un reportage e un documentario con l’obiettivo di raccontare i cambiamenti climatici visti dal loro team e da chi da sempre abita in uno dei luoghi oggi più compromessi del pianeta: la Groenlandia.

Tutta la spedizione si è concentrata infatti su quegli elementi che oggi vedono in maniera drammatica il cambiamento climatico: permafrost, ghiacciai e ghiaccio marino e ovviamente le popolazioni locali. Questa è la prima spedizione di un progetto a lungo termine di 3B meteo che si pone l’obiettivo di dar voce a quei luoghi che vedono in maniera più evidente i cambiamenti climatici.

From the 16th to the 29th of June, the Italian 3BMeteo team, together with Isacco Emiliani, went on an Arctic expedition to shoot a reportage as well as a documentary with the aim of narrating the climate change as witnessed by their crew and by those who have always lived in one of the most endangered places on the planet today: Greenland.
The entire expedition focused in fact on those elements that nowadays are dramatically affected by climate change: permafrost, glaciers, sea ice, and, of course, the local populations. This marks the first expedition of a long-term research project undertaken by 3B meteo which aims to give a voice to those places that are experiencing climate changes in the most striking way. Here is the website dedicated to this project.