La Wunderkammer
In una Wunderkammer ogni elemento è governato da richiami e rinvii senza fine.
Difficile farsi largo dove c'è un non-criterio che preside giustapposizioni, accostamenti dettati dal gusto. Una Wunderkammer sembra spazio della saturazione dove ogni altra cosa potrebbe subire la distrazione del contesto. Eppure è proprio in questa tipologia di spazio che l'opera ritrova il suo statuto di meraviglia. L'opera è generatrice di stupore, rottura delle aspettative, oltre che dei legami logici e di coesione con il mondo e con le altre opere. Se salta qualsiasi narrazione si conferma invece come l'opera possa essere gioia della novità, imprevisto non riconducibile al noto. In questo spazio l'opera disloca e sconvolge il rapporto tra noi e il mondo, è una dissonanza cognitiva che ci allontana da ciò che ci era familiare. Come si può allora esporre tra un souvenir di viaggio e un bello soggettivo? Come si può inserire l'opera in questa disposizione aperta alla magia?
Nella Wunderkammer si deve considerare la naturale predisposizione degli oggetti a essere meravigliosi e meraviglianti. Gli oggetti hanno proprietà terapeutiche, trasfigurano la realtà e se stessi.
La composizione sarà inevitabilmente intellettuale perché l'allestimento dovrà tener conto di un doppio processo: la de-contestualizzazione delle immagini dal mondo e la ri-contestualizzazione delle immagini stesse in un mondo dove si propone una alternativa al bello comune.
Quella che nell'allestimento sembra una logica tutta interna, arbitraria è un modo reale di agire sul mondo attraverso opere di altri. Nella Wunderkammer si realizza un bello personale, soggettivo, alternativo. Il progetto estetico è una reazione all’omologazione diffusa. Non c'è il vuoto, a differenza del white cube. Qui il vuoto è uno spazio attivo. Le immagini si inseriscono nell'esistente come spunti e deviazioni. Le opere sono pulsazioni, proiezioni di forme che assumono connotati imprevedibili. Spezzato il rapporto con la realtà, le immagini sono pronte ad acquisirne un altro in relazione con ciò che sta loro accanto. Le opere non s’impongono come modello ma come risultato di un incontro. Se nella Wunderkammer gli oggetti sono caricati di una qualità supplementare, questa qualità ha la sostanza del sogno, della fantasia. Il mondo lì dentro guadagna e produce senso. Sorprendente è il rapporto con la realtà, tornare nel mondo è impossibile, ora le immagini custodiscono il segreto, quello di aver parlato con gli oggetti e averne assunto la magia.